Lorenzo Torchio
Nato ad Alba il 10/04/1903.
Deceduto il 19/11/1944 sulla strada che da Alba porta in frazione Como, ucciso da due repubblichini che gli hanno sparato in fronte.
Abitava in frazione Como, Case Rubbo.
La figlia Luciana ricorda quel giorno così:
“Avevo undici anni quando i repubblichini hanno ammazzato mio papà Lorenzo sul ciglio della strada Alba-Como, di fronte alla Casa Luisetto.
Era domenica mattina del giorno 19 novembre 1944.
Mio papà era andato in farmacia ad Alba per comperare delle medicine per la mucca, la sola fonte per sfamare con il latte me e i miei sei fratellini: da Franco che era il più grande ed aveva 12 anni fino al più piccolino Dario di appena 17 mesi. Al ritorno è stato affiancato, in località Boffa, da due individui in borghese e con la bici-cletta. Di ciò che abbiano discusso non si sa, probabilmente si sono spacciati per partigiani per carpirgli notizie sulla dislocazione delle formazioni partigiane in Langa, oppure per lo stesso motivo lo hanno minacciato.
Due donne che camminavano in senso contrario, sono state dai due avvertite di non proseguire perchè ad Alba c'erano i tedeschi (forse per non farsi riconoscere). Fatto sta che sono giunti al Luisetto e lì gli hanno sparato in fronte: erano le 10 e 15. Il sig. Rivetti sulla collina ha visto la scena da lontano: mio papà era in ginocchio e li supplicava. Dopo i due sono ripartiti in bicicletta per Alba.
Nella stessa mattina è stato anche ucciso Gino Rocca in località Altavilla. La guardia Croce è venuto in Como ad avvisare i miei zii, che erano alla Messa, i quali sono subito corsi sul luogo ed hanno trovato mio papà morto, quasi ancora in ginocchio.
Verso mezzogiorno i miei zii Carlo e Angelo sono venuti a dare la triste notizia alla mia povera mamma ed a tutti noi mentre mio zio Cesare e mio cugino Elvio sono andati al Comando di Alba per poterlo portare a casa. Soltanto alla sera tardi, mio papà è arrivato sul carro di Ricu e di suo padre di Langasco.
Il giorno dopo sono ritornati in molti e tutti in divisa: piazzata la mitragliatrice in cortile due sono saliti sul fienile a cercare armi, uno ha ammazzato tutte le galline, altri due sono entrati in casa salendo di sopra ed hanno rovistato in tutti i cassetti e gli armadi alla ricerca di chissà che cosa, forse di armi, per «giustificare» il loro atroce crimine.
In cucina eravamo in tanti: oltre a mia mamma ed alcuni di noi piccoli, ricordo mia zia Rita ed altre zie che erano venute sia a consolarci che ad aiutarci, quando due di loro sono entrati ed hanno buttato tutto sottosopra; aprendo un cassetto del tavolo hanno trovato delle uova spaccandole tutte con il calcio del fucile senza far ascolto alle implorazioni di mia mamma che diceva: «cosa darò da mangiare ai miei figli?».
Essi risposero: «tanto abbiamo già ammazzato le galline».
Hanno pure alzato mio papà per cercare sotto il materasso; hanno dimostrato di non aver rispetto neppure per il morto che loro avevano ucciso.
Questa è la triste storia di mio papà che era innocente ed è morto nella guerra di liberazione.“
Testo tratto da Torchio B., Madonna Como. Una storia ritrovata, L’Artigiana, Alba, novembre 1995, pp. 88-89.