Immersa tra le dolci colline delle Langhe, la Chiesa della Natività di Maria Vergine in Frazione Como sorge in posizione panoramica, incorniciata da filari ordinati e scorci suggestivi. Questo luogo, oggi meta ideale per gli amanti del paesaggio e del turismo lento, custodisce una storia antichissima, che affonda le radici nel Medioevo.
Già nel 1325, nei registri della Diocesi di Alba, compare per la prima volta il nome
Santa Maria de Comolis, a testimonianza di un culto consolidato.
Secondo le ricerche condotte negli anni 80 e 90 del secolo scorso dal giornalista Giulio Parusso, il toponimo stesso della Frazione Como può trovare le sue origini dal nome della divinità celtica “Como”, dio dei conviti, affine al Dioniso greco.
Il nome “Komos” (greco) lo si trova già a partire dal VI secolo a.C. nella mitologia greca e stava ad indicare una festa in onore di Dioniso, accompagnata da danze e canti. I liguri Stazielli e i Tanarei, che dopo i Celti abitarono la valle del Tanaro, conservarono molti dei termini celtici, come i Romani che sopraggiunsero nell’albese nel I secolo a.C.
Presso i Romani il nome “Como” indicava un corteo di giovani danzanti in baldoria spensierata in onore di Bacco, feste che nell’epoca romana imperiale vennero chiamate Baccanali.
Questa ipotesi suggestiva dell’origine del toponimo “Como” dal celtico fu accennata in passato anche dal conte Vincenzo Deabbate che nel suo studio
Della villa di Marte. Casa e Lari dell’imperator de’ romani P. Elvio Pertinace ne’ celto liguri-tanarei (Stamperia Botto, Alba, 1818) sostenne che la derivazione dei nomi della frazione e dei cognomi delle famiglie insediate nel territorio.
La chiesa attuale ha conosciuto diverse trasformazioni nel corso dei secoli.
Un laterizio datato 1611 ci indica una prima importante ricostruzione. A metà Settecento, ormai in stato di degrado, venne nuovamente restaurata per volontà della comunità locale e con l’approvazione del vescovo. La facciata fu ricostruita verso la fine del XVIII secolo, mentre il portico antistante, successivamente restaurato nel 1857, fu abbattuto nel 1955 su progetto dell’architetto Dellapiana.
L’aspetto attuale, con tinteggiatura in tonalità calde, risale alla fine degli anni Ottanta del Novecento.
La struttura, in pietra e mattoni con tetto in coppi, domina la piazzetta sottostante. La facciata si distingue per il suo elegante ordine architettonico: un basamento bugnato sorregge lesene doriche che incorniciano il timpano. Accanto alla chiesa si trovano un’abitazione civile e un campanile slanciato in mattoni a vista, con cuspide tardo barocca.
All’interno, l’unica navata si apre su tre campate, arricchite da volte a botte e a vela con decorazioni pittoriche che simulano una cupola. Le proporzioni, i dettagli e gli apparati decorativi rimandano all’arte del XVIII secolo.
A breve distanza dalla chiesa si snoda un itinerario di grande fascino, punteggiato da due piloni votivi, una cappella e un cippo funerario ricchi di storia e spiritualità, immersi in un paesaggio collinare che invita al cammino e alla riflessione.
UN'ESPERIENZA DA VIVERE
Questo angolo di Langa, parte integrante del paesaggio vitivinicolo riconosciuto dall’UNESCO, non è solo un patrimonio architettonico e spirituale: è un invito alla lentezza, alla scoperta e alla contemplazione.
Che tu sia in cammino, in bici o semplicemente in cerca di bellezza, la Chiesa della Natività di Maria Vergine in Frazione Como e i piloni e altri luoghi di fede e memoria ti offrono un viaggio nel tempo e nello spirito, tra vigneti, arte e devozione popolare.